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Recensione

Wedding Storyteller Volume one è il primo di due libri scritti da Roberto Valenzuela (di cui ho già recensito vari libri) sulla fotografia di matrimonio. In questo ambito va premesso che libri fatti bene sono estremamente rari, e Valenzuela, come suo solito, non delude le attese.

Come tutti i libri di Valenzuela, Wedding Storyteller Volume one è un libro pieno di materiale e di esempi, che andrebbe letto e riletto per riuscire a coglierli tutti. Il testo è strutturato in tre macro parti, ognuna delle quali in svariati capitoli (e infatti sono più di 360 pagine). Si inizia con un capitolo introduttivo che introduce il lettore a quello che verrà sviluppato nel testo, ovvero:

  • Le Componenti fondamentali, cioè tutto quello a cui deve pensare un fotografo matrimonialista nel momento in cui deve fotografare. Questa categoria è a sua volta suddivisa in Tecniche di locationTecniche per le persone. Si analizzano in dettaglio argomenti legati alla luce ambiente, ai contrasti, agli elementi di composizione, a come approcciare le persone e come risultare piacevoli con chi stiamo fotografando. Vengono ricordati anche i capisaldi delle tecniche di posing, sia di persone singole che dei gruppi, ben ricordando però che sono solo i principi base, perché Valenzuela ha scritto un libro solo su questo, cioè Picture Perfect Posing. Questa prima parte più tecnica è decisamente importante, infatti rappresenta appunto le fondamenta su cui si basa una buona fotografia di matrimonio, e infatti prende quasi 180 pagine da sola.
  • Si passa poi ai Tipi di approccio dello storyteller. Devo dire che la suddivisione pensata da Valenzuela mi piace parecchio. Infatti, io avevo sempre pensato che bene o male i fotografi matrimonialisti si dividessero in “giornalisti” e “quelli che mettono in posa gli sposi”. Parliamoci chiaro, nessuna coppia di sposa accetterà mai di “farsi mettere in posa”, perché le foto dovranno essere “naturali”.. però è anche vero che vogliono poi delle belle foto, quindi è compito del fotografo aggiustare la posa perché renda bene. Comunque, Valenzuela suddivide i tipi di approccio in 4 tipi: fotogiornalismo (il fotografo in questo caso è un giornalista, non modifica nulla presente in scena), il fotogiornalismo interattivo (in cui il fotografo è giornalista, ma sistema alcune cose per rendere la foto migliore, dallo spostare alcuni oggetti fastidiosi a chiedere agli sposi di volgersi verso una certa direzione perché la luce è migliore), la fotografia posata diretta verso il fotografo e quella posata come se non ci fosse il fotografo. Secondo l’autore all’interno di un matrimonio ci vanno tutti e 4 i tipi, e pertanto bisogna saperli gestire tutti (e mi trova perfettamente d’accordo, con buona pace di quelli che si definiscono unicamente fotogiornalisti o reportagisti).
  • In ultimo vengono spiegate le Componenti da esperto, ovvero tutta una serie di tecniche, che spaziano dall’uso di luci artificiali come i flash o le luci led, a metodi per creare spontaneità e pose più intriganti. Queste componenti da esperto rappresentano quello step successivo che ogni fotografo dovrebbe imparare a gestire per passare da uno scatto ben fatto ma normale ad uno molto più di alto livello. Dopo questa parte vengono analizzati svariati esempi di foto fatte negli anni da Valenzuela, e per ognuno viene fatto un approfondimento sui punti cruciali che ha spiegato nel resto del libro.

La cosa che mi è piaciuta tantissimo di questo libro è che Valenzuela mostra moltissimi esempi di sue vecchie foto fatte male e spiega quali errori sono presenti, per poi mostrare dopo svariati anni e molto studio, come effettua oggi lo stesso tipo di scatto. A mio parere è una cosa notevole, perché mi è capitato pochissime volte di vedere fotografi che ammettono di non essere sempre stati fantastici, ma di aver iniziato alla bene meglio e poi diventati bravi dopo molto studio. Come tutti i libri di Valenzuela, a mio parere ci sono un po’ troppi schemi da applicare: l’autore infatti ha questa abitudine di tirare fuori degli elenchi di punti da soddisfare per ogni singolo argomento. Se per alcuni non è male avere uno schema, è anche vero che per altri potrebbe evitarlo. Però lui è fatto così, è molto schematico. Il problema che forse non coglie è che non tutti hanno una memoria tale da ricordarsi tutte queste cose (anzi temo lui stesso non lo faccia, se non appunto nei libri), però se chi legge parte dal presupposto che non vanno ricordati, ma sono un buon schema di lavoro che è utile leggere una volta (a meno che non siano reputati veramente interessanti) e mettere da parte per il futuro, allora sono anche utili. A parte questa leggerissima critica (che però ripeto, è proprio una caratteristica degli schemi mentali di Valenzuela), Wedding Storyteller volume one è un libro veramente eccezionale. Costa molto caro, è vero, ma attualmente, a mio parere, rappresenta veramente l’unico testo che affronta in maniera organica come fotografare un matrimonio per creare una storia. Se siete matrimonialisti, o volete diventarlo, è un testo che dovete assolutamente avere e dovete avere la pazienza di leggerlo.

C’è anche il Volume two, ma devo ancora finire di leggerlo, quindi la recensione arriverà dopo 🙂

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